Il Sud affonda e la politica sta a guardare
Il rapporto Svimez (l’Istituto che da decenni ogni anno fotografa la situazione del nostro Mezzogiorno ed al quale la stampa riserva di solito qualche articolo solo per qualche giorno), questa estate con una frase ad effetto “Il Sud fa peggio della Grecia” è riuscita ad ottenere le prime pagine dei quotidiani e più attenzione dei mezzi di informazione solo perché lo scrittore Roberto Saviano, con una lettera aperta a Renzi ha chiesto se e chi farà qualcosa per questa parte del Paese in cui «il lavoro è come nel 1977, le nascite come nel 1860. L’aumento esponenziale dell’immigrazione coinvolge sopratutto i giovani più brillanti».
Eppure i segnali, gli allarmi, gli appelli degli istituti di ricerca, degli studiosi e di chi conosce bene la situazione in cui versa il nostro Mezzogiorno non sono mai mancati sopratutto dall’inizio della crisi del 2007, da quando, cioè, tutti i dati a disposizione segnalano che il divario tra Nord e Sud va sempre più allargandosi.
In effetti sono decenni che l’allarme viene lanciato, con la conseguenza che allarma oggi, allarma domani, poi alla fine nessuno più ascolta. La polemica sul divario italiano risale al 6 settembre 1860, giorno in cui Francesco II abbandona il palazzo reale di Napoli. Negli ultimi anni, mentre altri «Sud», europei si riallineavano ai rispettivi Paesi, da noi il divario è cresciuto sempre di più….
La libertà di educazione è ancora lontana
Renzi esordì come capo del Governo, facendo la promessa di voler mettere in sicurezza tutte le scuole disastrate del nostro Paese. Poi dal 15 settembre al 15 novembre del 2014 aprì una consultazione per stabilire come riformare la scuola italiana. A gennaio del 2015 annunciò trionfalmente un decreto legge su , “La buona scuola”, che avrebbe celebrato adeguatamente un anno esatto del suo Governo.
Poi è saltato tutto, in quanto il premier, lasciando esterrefatta la Ministro della Pubblica Istruzione, Stefania Giannini, si convinse che: “ci sono troppe materie dentro questo decreto” (dall’autonomia all’offerta formativa; dalla carta dello studente ai laboratori territoriali per l’occupabilità; dall’inclusione scolastica degli alunni stranieri all’assunzione dei 123 mila insegnanti precari, dagli sgravi fiscali per le famiglie che mandano i figli alle scuole paritarie, alla innovazione tecnologica, ecc ecc.) e che “quelle urgenti si mescolano con le meno urgenti. Meglio che si esprima il Parlamento – disse il Capo del Governo – dobbiamo mettere le Camere nelle condizioni di lavorare al più presto”.
Poi arrivò il varo del Disegno di legge e la sua approvazione e le famiglie, che mandano i propri figli alle scuole paritarie si accorsero che avrebbero dovuto ancora aspettare per lungo tempo di veder riconosciuto il proprio diritto alla libertà di educazione, perché la montagna ha partorito un topolino con uno sgravio fiscale fino a 400 euro all’anno, per rette fino ai 2.500 euro, che significa un risparmio in busta paga di 75 euro all’anno….