Mai come oggi occorre ampliare la diffusione delle coperture contro eventi naturali agendo su due direttrici: in primo luogo, istituendo uno schema nazionale di copertura assicurativa obbligatoria per abitazioni e piccole imprese contro eventi catastrofali, basato su una partnership pubblico-privato.
Nell’occasione dell’ultima assemblea dell’Ania (l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici), il ministro Adolfo Urso, dopo aver evidenziato la capacità di resilienza del Paese e le buone performance che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, ripetutamente ha sollecitato il settore assicurativo a fare sistema con il governo non solo per quanto riguarda il fondo sovrano da lui stesso proposto, ma anche e soprattutto per la copertura dei cosiddetti rischi catastrofali.
Tema quest’ultimo che è stato da sempre all’attenzione dell’Ania e del suo presidente, Maria Bianca Farina, già dal suo insediamento al suo primo mandato. La presidente ha ricordato che il 95% dei Comuni è a rischio frane, alluvioni o erosioni costiere, che nel 2023 ci sono stati già 122 eventi estremi, che solo il 5% delle abitazioni e il 7% delle imprese hanno una polizza contro le catastrofi su oltre 35 milioni di unità abitative, che il 44,2% è coperta da un’assicurazione contro gli incendi, ma appena il 5,3% ha una protezione contro le calamità naturali.
Inoltre la Farina ha precisato che “la quota danni assicurati in Italia non supera oggi il 14% del totale” ponendo il nostro Paese al 29simo posto su 39 nel Resilience Index di Swiss Re”. Secondo il calcolo che fa questo istituto tra il 2011 e il 2021 l’Italia ha scontato perdite legate a catastrofi naturali per 58,1 miliardi di dollari, di questi solo 6,3 miliardi erano coperti da polizza. Il conto per il paese è stato dunque in 10 anni superiore ai 51 miliardi di dollari. Con un gap di protezione prossimo all’89%. Nell’ultimo decennio, gli eventi meteorologici estremi, tra cui forti piogge, grandine e tornado, sono più che quadruplicati, passando da 348 nel 2011 a 1.602 nel 2021.
L’Italia è un paese esposto in modo rilevante alle calamità naturali: secondo anche le stime di Ania: il 78% delle abitazioni è esposto a un rischio medio-alto o alto di terremoto o alluvione. Tra i paesi europei, l’Italia è infatti uno dei paesi maggiormente colpiti dai rischi naturali, con circa 140 miliardi di danni cumulati negli ultimi 40 anni, dovuti principalmente a eventi sismici (circa 90 miliardi di danni nel periodo). Anche la frequenza degli eventi naturali è in aumento (+40% degli eventi catastrofali gravi negli ultimi 30 anni).
Nonostante ciò, il finanziamento pubblico alla ricostruzione del patrimonio immobiliare non è prestabilito per legge, ma deciso ex post mediante stanziamenti non pianificati, con risultati di norma inferiori alle attese, che peraltro, data l’errata convinzione di avere diritto a un ripristino totale a carico dello Stato, scoraggiano la scelta responsabile di assicurarsi con una copertura contro i danni da catastrofi naturali.
Oltretutto questi dati sono allarmanti perché risulta che sono le aree più vulnerabili ad assicurarsi meno.
Secondo l’Ania attraverso un’indagine svolta in collaborazione con Gfk, risulterebbe che, più di due terzi del campione sarebbe disposto a stipulare una copertura assicurativa a condizioni di aver costi contenuti e risarcimenti liquidati entro pochi mesi. L’Ania sostiene da tempo, infatti, che il Paese ha l’esigenza e la responsabilità di realizzare un sistema strutturato di gestione ex ante dei rischi catastrofali. Le modalità di attuazione possono essere le più varie, gli esempi non mancano: La Francia e la Spagna, prevedono una copertura catastrofale inclusa obbligatoriamente in ogni polizza Incendio (a sua volta obbligatoria per aprire un mutuo).
Il Giappone, prevede l’adesione completamente volontaria, con forti incentivi fiscali per le abitazioni (deducibilità fino al 100% del premio pagato); la California e la Nuova Zelanda, prevedono una forma di adesione all’assicurazione “semi-obbligatoria”, ovvero l’acquisto della copertura obbligatoriamente connesso all’assicurazione contro l’incendio dell’abitazione, che è volontaria; la Turchia, ha adottato uno schema nazionale caratterizzato da un’assicurazione obbligatoria.
L’Associazione sostiene la proposta di ampliare la diffusione delle coperture contro eventi naturali agendo su due direttrici: in primo luogo, istituendo uno schema nazionale di copertura assicurativa obbligatoria per abitazioni e piccole imprese contro eventi catastrofali, basato su una partnership pubblico-privato; In secondo luogo, si propone il potenziamento delle agevolazioni fiscali all’acquisto di coperture assicurative per quelle casistiche che hanno minore necessità di protezione in quanto sono maggiormente coperte contro i rischi naturali e per eventi meteo avversi quali tempeste, grandine, incendi, che rappresentano eventi generalmente meno distruttivi.
Con questo “modello di welfare innovativo, integrando l’uso di risorse pubbliche e private, è possibile associare il sistema pubblico di welfare con l’assicurazione privata, che ha già dimostrato la sua efficacia nella condivisione dei rischi e nel promuovere la prevenzione”. Su questa linea si sono da sempre anche mosse le associazioni dei vari proprietari di case come Federproprietà, che come noto, rappresenta e tutela decine di migliaia di soci tra privati, società, consorzi e condomini.
Ed è riconosciuta come associazione ambientalista con decreto ministeriale n. Dec/RA 5/011/2006; ha promosso ed è capofila del Coordinamento unitario dei proprietari immobiliari costituito oltre che da Federproprietà, dalla Confappi, da ll’Uppi e dal Movimento per la difesa della casa, nel cui interesse ha avanzato anche con apposite proposte di legge specifiche coperture assicurative che vadano a coprire i rischi derivanti da calamità naturali non esclusi quelli dei terremoti che colpiscono con frequenza il nostro territorio e che, ad esempio, in relazione all’eventuale approvazione da parte del Parlamento europeo della direttiva sull’efficientamento energetico, ritiene che ancora prima di imporre l’efficientamento energetico, bisognerebbe affrontare il problema della messa in sicurezza di questo patrimonio che per la fragilità del territorio deve sopportare gravissimi eventi sismici e calamitosi, che frequentemente funestano il nostro Paese: realizzare “il cappotto termico” di un edificio senza preoccuparsi di verificarne la salute strutturale appare illogico ed incoerente.
Su questo tema, proprio su impulso di Federproprietà, già nel corso della XVI^ e della XVII^ Legislatura erano stati presentati disegni di legge su iniziativa di alcuni Senatori di diverse forze politiche, che prevedevano l’istituzione di un’assicurazione obbligatoria sui fabbricati ed un fondo per la messa in sicurezza e l’efficientamento energetico alimentato anche in quota parte da un premio di assicurazione, sul quale anche l’Ania aveva espresso parere favorevole in varie occasioni.
Ed è questa una risposta in sintonia con quanto aveva assicurato Urso nel corso del suo intervento secondo il quale: “il governo vuole incentivare la sottoscrizione di polizze contro le catastrofi naturali” e quindi nel ddl catastrofi “abbiamo inserito una norma che riguarda le assicurazioni”, spiegando che si tratta di una misura importante per le piccole imprese, che “serve anche ad incentivare chi non l’abbia mai fatto ad assicurarsi contro questi rischi”.
Va ricordato, peraltro, che nella delega fiscale in discussione attualmente al Senato è stato approvato un emendamento finalizzato proprio ad incentivare le polizze contro il rischio di eventi calamitosi. Anche se solo senza nuovi o maggiori oneri per lo Stato. Con queste premesse, associazioni di proprietari di immobili, mondo assicurativo, governo e parlamento, possono tutti insieme, con fiducia, imboccare la “direzione futuro” al servizio della comunità nazionale.